Biografia di Lippo fiorentino

VITA DI LIPPO pittore fiorentino

Sempre fu tenuta e sarà la invenzione madre verissima dell'architettura, della pittura e della poesia, anzi pure di tutte le migliori arti e di tutte le cose maravigliose che dagl'uomini si fanno, perciò che ella gradisce gl'artefici molto e di loro mostra i ghiribizzi e i capricci de' fantastichi cervelli che truovano la varietà delle cose; le novità delle quali esaltano sempre con maravigliosa lode tutti quelli che, in cose onorate adoperandosi, con straordinaria bellezza dànno forma sotto coperta e velata ombra alle cose che fanno, talora lodando altrui con destrezza e talvolta biasimando senza essere apertamente intesi. Lippo dunque, pittore fiorentino, che tanto fu vario e raro nell'invenzione quanto furono veramente infelici l'opere sue e la vita che gli durò poco, nacque in Fiorenza intorno agl'anni di nostra salute 1354, e se bene si mise all'arte della pittura assai ben tardi e già grande, nondimeno fu iùmmodo aiutato dalla natura che a ciò l'inclinava e dall'ingegno che aveva bellissimo, che presto fece in essa maravigliosi frutti. Perciò che cominciando in Fiorenza i suoi lavori, fece in S. Benedetto - grande e bel monasterio fuor della Porta a Pinti dell'Ordine di Camaldoli, oggi rovinato- molte figure che furono tenute bellissime, e particolarmente tutta una capella di sua mano che mostrava quanto un sollecito studio faccia tostamente fare cose grandi a chi per disiderio di gloria onoratamente s'affatica. Da Fiorenza essendo condotto in Arezzo, nella chiesa di Santo Antonio alla capella de' Magi fece in fresco una storia grande dove eglino adorano Cristo, e in Vescovado la capella di San Iacopo e San Cristofano per la famiglia degl'Ubertini; le quali tutte cose, avendo egli invenzione nel comporre le storie e nel colorire, furono bellissime, e massimamente essendo egli stato il primo che cominciasse a scherzare, per dir così, con le figure, e svegliare gl'animi di coloro che furono dopo lui: la qual cosa inanzi non era stata, non che messa in uso, pure acennata. Avendo poi molte cose lavorato in Bologna, et in Pistoia una tavola che fu ragionevole, se ne tornò a Fiorenza, dove in Santa Maria Maggiore dipinse nella capella de' Beccudi, l'anno 1383, le storie di San Giovanni Evangelista. Allato alla quale capella, che è accanto alla maggiore a man sinistra, séguitano nella facciata della chiesa, di mano del medesimo, sei storie del medesimo Santo molto ben composte e ingegnosamente ordinate; dove fra l'altre cose è molto vivamente espresso un San Giovanni che fa mettere da San Dionigi Areopagita la veste di se stesso sopra alcuni morti, che nel nome di Gesù Cristo rianno la vita con molta maraviglia d'alcuni che, presenti al fatto, apena il credono agl'occhi loro medesimi. Così anche nelle figure de' morti si vede grandissimo artifizio in alcuni scórti, ne' quali apertamente si dimostra che Lippo conobbe e tentò im parte alcune difficultà dell'arte della pittura. Lippo medesimamente fu quegli che dipinse i portelli nel tempio di San Giovanni, cioè del tabernacolo, dove sono gl'Angeli e il San Giovanni di rilievo di mano d'Andrea, nei quali lavorò a tempera molto diligentemente istorie di San Giovanni Battista. E perché si dilettò anco di lavorare di musaico, nel detto San Giovanni sopra la porta che va alla Misericordia, fra le finestre, fece un principio che fu tenuto bellissimo e la migliore opera di musaico che in quel luogo fino allora fusse stata fatta, e racconciò ancora alcune cose, pure di musaico, che in quel tempio erano guaste. Dipinse ancora fuor di Fiorenza, in San Giovanni fra l'Arcora fuor della Porta a Faenza - che fu rovinato per l'assedio di detta città -, allato a una Passione di Cristo fatta da Buffalmacco, molte figure a fresco che furono tenute bellissime da chiunche le vide. Lavorò similmente a fresco in certi spedaletti della Porta a Faenza, et in Santo Antonio dentro a detta porta, vicino allo Spedale, certi poveri in diverse bellissime maniere et attitudini; e dentro nel chiostro fece con bella e nuova invenzione una visione, nella quale figurò quando Santo Antonio vede i lacci del mondo, et appresso a quelli la volontà e gl'appetiti degl'uomini che sono dall'una e dagl'altri tirati alle cose diverse di questo mondo: il che tutto fece con molta considerazione e giudizio. Lavorò ancora Lippo cose di musaico in molti luoghi d'Italia, e nella Parte Guelfa in Firenze fece una figura con la testa invetriata, e in Pisa ancora sono molte cose sue. Ma nondimeno si può dire che egli fusse veramente infelice, poiché non solo la maggior parte delle fatiche sue sono oggi per terra e nelle rovine dell'assedio di Fiorenza andate in perdizione, ma ancora per avere egli molto infelicemente terminato il corso degl'anni suoi: conciosiaché, essendo Lippo persona litigiosa e che più amava la discordia che la pace, per avere una mattina detto bruttissime parole a un suo avversario al tribunale della Mercanzia, egli fusse una sera che se ne tornava a casa da colui appostato, e con un coltello di maniera ferito nel petto che pochi giorni dopo miseramente si morì. Furono le sue pitture circa il MCCCCX. Fu nei medesimi tempi di Lippo, in Bologna, un altro pittore chiamato similmente Lippo Dalmasi, il quale fu valente uomo, e fra l'altre cose dipinse, come si può vedere in San Petronio di Bologna, l'anno 1407, una Nostra Donna che è tenuta in molta venerazione, et in fresco l'arco sopra la porta di San Procolo, e nella chiesa di San Francesco nella tribuna dell'altar maggiore fece un Cristo grande in mezzo a San Piero e San Paulo con buona grazia e maniera; e sotto questa opera si vede scritto il nome suo con lettere grandi. Disegnò costui ragionevolmente, come si può vedere nel nostro libro, e insegnò l'arte a messer Galante da Bologna che disegnò poi molto meglio, come si può vedere nel detto libro in un ritratto dal vivo con abito corto e le maniche a gozzi. Fine della Vita di Lippo pittore fiorentino.

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