Giornata seconda. Ragionamento sesto. Sala di Cosimo

Ragionamento Sesto.
Sala di Cosimo.
Principe e Giorgio.

P. Ditemi un poco, Giorgio, non è questa l'ultima camera?

G. Signor sì.

P. A chi l'avete voi dedicata?

G. L'ho dedicata alle segnalate imprese dell'illustrissimo ed eccellentissimo signor vostro padre, e mi è parso a lui convenirsi questo luogo, come a più moderno principe ed eroe che sia stato in casa vostra, oltre all'aver lui fatto accomodare questi appartamenti.

P. Avete fatto bene, e mi andavo quasi maravigliando non veder niente di lui, avendo esso fatto accomodare qui ogni cosa. Veniamo alla dichiarazione delle storie, sendo ormai tardi, oltre che ho da fare; ma non occorrerà vi allunghiate molto nel dichiarare la maggior parte delle sue azioni, sendo così note. Voi avete diviso la volta in cinque quadri, come la passata.

G. Signor sì; ma, per variare, come la vede, l'ho divisa al contrario, facendo in questa quattro tondi che mettono in mezzo un quadro, dove in quella era un tondo in mezzo di quattro quadri.

P. Poiché siamo volti in questa parte, cominciamo di qui: dove in questo primo tondo veggo il duca giovinetto in mezzo del magistrato de' Quarantotto, ed insieme verrà ben fatto cominciare dal principio della sua grandezza: però ditemi e dichiaratemi i ritratti di tutti questi cittadini.

G. Vostra Eccellenza dice bene; qui è quando, dopo la morte del signor duca Alessandro, li quarantotto cittadini, che rappresentano lo stato, chiamarono e crearono il signor Cosimo nuovo duca della repubblica fiorentina, e quel signor armato accanto a lui è il signor Alessandro Vitelli; e quell'altro è il signor Ridolfo Baglioni.

P. Li conosco benissimo: ma quel vestito di rosso non è egli il cardinal Cibo, che era luogotenente di quel collegio e dell'imperatore?

G. Vostra Eccellenza l'ha conosciuto.

P. Ditemi, che fanno tutti a sedere così quietamente?

G. M. Francesco Campana segretario del duca ritratto di naturale, come la vede, legge il privilegio dell'imperatore.

P. Mi par conoscere fra questi cittadini che ci avete ritratti, M. Ottaviano de' Medici, e M. Francesco Guicciardini.

G. Sono essi; e questi che seguitano, sedendo, sono Matteo Strozzi, Palla Rucellai, Francesco Vettori, Luigi Guicciardini, Francesco Antinori, Prinzivalle della Stufa, Baccio Capponi, Ruberto Acciaiuoli, e M. Matteo Niccolini; parte de' quali fanno reverenzia al nuovo duca; ma, per la strettezza del luogo, non ce n'ho potuti far più; mi son bene ingegnato ritrarci li più principali.

P. Avete fatto bene, e questa storia non poteva esser meglio disposta; ma per ornamento di questo tondo che figure son quelle due?

G. L'una è la Concordia con un mazzo di verghe legate, la quale in tal'atto si ritrovò nei cittadini; l'altra è l'Innocenzia, che condusse il duca a questa grandezza.

P. Veniamo ora a questo quadro di mezzo, nel quale mi pare vedere ritratto di naturale Montemurlo.

G. Signore, gli è desso; e questa è la rotta di Montemurlo data ai fuorusciti fiorentini, i quali, preso il castello, ne vengono prigioni tutti a Firenze; e fingo che vengano legati avanti ai duca, che in quel tempo era giovanetto e l'ho ritratto al naturale, ritto ed armato all'antica; e sopra il capo gli ho fatto una Vittoria, che lo corona di lauro.

P. Tutto veggo, e parte di loro paiono ritratti al naturale; dichiaratemeli.

G. Ho ritratto Baccio Valori, Filippo Strozzi ed Antonio Francesco delli Albizzi, ed altri che furon presi. P. Mi pare, che questi prigioni sieno condotti da alcuni capitani, fra' quali riconosco il signor Alessandro Vitelli ed il signore Ridolfo Baglioni.

G. Vostra Eccellenza dice il vero; ci è ancora il Signorotto da Montaguto, il signore Pirro da Stipicciano, ed il capitano Bombaglino d'Arezzo, e altri signori e capitani. P. Ogni cosa sta benissimo, e ne piglio gusto grande: mi ditemi, veggo qua ritratto il duca in compagnia di M. Ottaviano de' Medici, ed il vescovo de' Ricasoli; che fa?

G. Sono a Sua Eccellenza presentate una gran quantità d'arme e spoglie; ed ho fatto il duca accompagnato da tutt li suoi intrinsechi e servitori, fra' quali sono li conosciuti da Vostra Eccellenza, ed ecci di più il signore Sforza Almeni, il signor Antonio Montalvo, il signor Lionardo Marinozzi, il signore Stefano Alli, il capitano Lione Santi, e Claudio Gaetano, tutti camerieri del duca.

P. Di questo quadro di mezzo mi pare averne avuto il mio pieno, e tutto insieme è una bella composizione; or venite a questo altro tondo, dove è l'isola dell'Elba ritratta al naturale.

G. In questo secondo tondo è l'isola dell'Elba con Portoferraio, e le fortezze della Stella e del Falcone edificate da Sua Eccellenza, che l'ho ritratte là nel lontano con tutte quelle strade e mura che per l'appunto vi sono.

P. Non si poteva far meglio. Dichiaratemi, quando il duca guarda qua non so che pianta, che cosa sia.

G. È la pianta di tutta quella muraglia e fortezza, mostratali da maestro Giovanni Camerini architetto di quel luogo; vi è accanto a lui ritratto di naturale Luca Martini provveditore di quelle fortezze, e Lorenzo Pagni segretario, il quale, come la vede, ha un contratto in mano fatto da Sua Eccellenza, avendo chiamato quel luogo la città di Cosmopoli.

P. Tutto sta bene, e veggo a' piedi di Sua Eccellenza Morgante nano ritratto di naturale; e là nel lontano un Nettuno che abbraccia una femmina, guidando i suoi cavalli marini con il tridente in mano, che significa?

G. Ho finto quella femmina per la Sicurtà, denotando che Sua Eccellenza, nell'avere edificato quel luogo, ha apportato grandissima sicurezza al suo stato ed a' suoi mari.

P. L'avete significata bene; or veniamo al terzo tondo, nel quale veggo il duca a sedere, ed a canto gli è M. Noferi Bartolini arcivescovo di Pisa, e M. Lelio Torelli primo segretario ed auditore, ed innanzi a se ha di molti capitani e signori: che fanno?

G. Comanda a que' signori capitani che vadano a dar soccorso a Seravalle, dove nel lontano Vostra Eccellenza vede il soccorso e la battaglia fatta a Seravalle, e gli Imperiali restano superiori.

P. Vorrei mi dichiaraste le Virtù che sono intorno a questo tondo; quella femmina armata mi pare la Dea Bellona, e l'altra avendo lo specchio in mano con la serpe mi pare la Prudenzia.

G. Sono come dice Vostra Eccellenza.

P. Perché non avete voi fatto così a tutti questi quattro tondi, ma solo a due?

G. Perché la volta è un poco più lunghetta per questo verso che per quest'altro, e per riempier meglio questo vacuo.

P. Venite alla dichiarazione di questo ultimo tondo, dove è il duca a sedere in mezzo a tanti architettori ed ingegneri ritratti di naturale, con i modelli di tante fortificazioni.

G. Questi sono architetti, de' quali Sua Eccellenza si è servito, ed hanno modelli in mano di fabbriche fatte da lui; quello, che ha modelli di fontane in mano, è il Tribolo, e sono le fontane fatte alla villa di Castello; il Tasso è quello che ha il modello della loggia di Mercato nuovo con Nanni Unghero, ed il S. Marino.

P. Quest'altro appresso non ha bisogno di vostra dichiarazione, perché conosco che sete voi in compagnia di Bartollommeo Ammannati scultore e Baccio Bandinelli; questi due, che contendono insieme, chi sono?

G. È Benvenuto Cellini, che contende con Francesco di ser Iacopo, provveditore generale di quelle fabbriche.

P. Or venite qua a dirmi quello avete fatto in questi ottangoli, che non mi pare ci aviate fatto Virtù come in quelli della camera del signor Giovanni, anzi ci veggo una femmina ginocchioni dinanzi al duca.

G. Vi ho, come la vede, fatte figure grandi che rappresentano città, e nel lontano le medesime ho ritratte di naturale, ed in questo primo angolo, dove è quella femmina ginocchioni, l'ho finta per Pisa dinanzi al duca, di fattezze belle, ed in capo ha un elmo all'antica, ed in cima vi è una volpe, ed a basso ha lo scudo dentrovi la croce bianca in campo rosso, che è insegna pisana, ed in mano ha un corno di dovizia, che Sua Eccellenza gne ne fiorisce, per avere acconcio e secco le paludi di quella città, le quali cagionavano aria pestifera, ed insiememente piglia le leggi dal duca, e con l'altra mano abbraccia un vecchio con l'ale in capo, finto per lo Studio di quella città, ed ha il zodiaco attraverso al torso, tiene libri in mano, e dreto vi è un tritone, che suona una cemba marina, finto per le cose del mare, e così mostra gratitudine a Sua Eccellenza, e, come la vede, dietro è la città ritratta al naturale.

P. Avete molto bene descritte tutte coteste particolarità, che ha Pisa: ma, in quest'altro angolo, chi è questo vecchio che dinanzi a Sua Eccellenza sta cortese, con le mani al capo, e con una benda a uso di sacerdote antico?

G. Questo è Arezzo, finto in quel modo per i sacrifici che già si facevano in quella città nel tempo de' Romani; dove che Sua Eccellenza gli mette in capo la corona murale, per avergli rifatte le mura alla moderna, ed ha a' piedi lo scudo entrovi il cavallo sfrenato, insegna di quella città, ed un elmo, per esser gli Aretini armigeri; da un de' lati è la Chiana con un corno di dovizia pien di spighe, ed acanto vi è Iano, edificatore di quella città, e nel paese vi è Arezzo ritratto al naturale con le fortificazioni fatte da Sua Eccellenza.

P. Le descrivete molto bene: seguitate a quest'angolo di qua.

G. Quest'altra ginocchioni dinanzi a Sua Eccellenza è Cortona, e similmente gli mette in capo la corona murale, per avergli rifatte parte delle mura, che erano rovinate, e con l'altra mano gli porge uno stendardo, dove mostra avere istituito le bande, non solo in quella città, ma ancora per tutto il suo dominio.

P. Dichiaratemi quel vecchio mezzo nudo; pare fatto per un fiume, e Cortona è pur posta sopra un altissimo monte.

G. Quello è il lago Trasimeno, e, come la vede, Cortona è lassù ritratta dal naturale sopra un altissimo monte, come ha detto Vostra Eccellenza, e nello scudo è un S. Marco d'argento, come quello di Venezia, insegna di detta città: segue qua poi, dove il duca siede, Volterra vecchia per l'antichità, la quale inginocchiata mostra a Sua Eccellenza le caldare con le saline che bollono, e Sua Eccellenza gli mette in capo la corona murale, e gli dà privilegi, e ci ho fatto il ritratto della montagna di Volterra a punto come sta, ed a' piedi in quello scudo è il grifon rosso che strangola la serpe, insegna di quella città.

P. Nel quinto angolo, accanto a questo, dove Sua Eccellenza in piedi ed armato presenta un ramo di oliva a quella femmina mezza armata, che in atto sì umile gli sta innanzi ginocchioni, che significa?

G. L'ho fatta per Pistoia, quale riceve da Sua Eccellenza il ramo dell'oliva in segno di pace, per avere il duca Cosimo quetate le fazioni ed inimicizie che erano fra' Pistolesi, ed anco con una facella, come la vede, abbrucia molte arme; e quella vecchia, che ha a' piedi con il vaso d'acqua, l'ho finta per l'Ombrone e Bisenzio, fiumi di quel paese, con il ritratto di Pistoia e lo scudo entrovi l'orso, insegna di quella città. In questo sesto angolo, dove sono questi due pellegrini, a uno de' quali Sua Eccellenza mette in capo la corona murale, son fatti per il Borgo a S. Sepolcro.

P. Che vuol dire che fate qui due pellegrini, dove negli altri avete fatto una figura sola?

G. Signore, questi son finti per Gilio ed Arcadio, Spagnuoli, edificatori di quel luogo ; ed a' piedi nello scudo è Cristo che resuscita, insegna di quella città, con il suo ritratto al naturale: nel settimo angolo poi è Fivizzano, terra antica, e ho finto un vecchio ginocchioni dinanzi a Sua Eccellenza, dove con una mano li mette la corona murale in capo, per avergli rifatte le mura, con l'altra lo sollieva da terra, per averlo tutto restaurato, e similmente l'ho ritratto al naturale.

P. Qua in quest'ultimo, dove è quel giovane dinanzi a Sua Eccellenza, al quale è dato ordine di racconciare non so che fiume, che è quivi sotto, che terra è questa?

G. L'ho fatto per Prato, dove Sua Eccellenza li dà ordine di racconciare il fiume di Bisenzio, che gli passa sotto, con un corno di dovizia in mano, ed a' piedi vi è lo scudo, entrovi molti gigli d'oro in campo rosso, che è l'insegna di quella terra, e, come la vede, non ho mancato ritrarcela.

P. Certo, Giorgio, che queste terre non si potevano descriver meglio, né più appunto; bisogna bene che voi siate stato in tutte, ed abbiate veduto e considerato ogni lor minuzia. Passando più oltre veggo in questo fregio otto vani, due per facciata, che mettono in mezzo quattro ovati, fatti a uso di medaglie, pieni di ritratti: ma ditemi, in questi otto vani che ci avete voi fatto?

G. Signore, io ci ho ritratto otto luoghi più principali fortificati da Sua Eccellenza; in questo primo vano adunque del fregio è appunto il ritratto della città di Firenze, fatto per la veduta di Mont'Oliveto, fuor della porta a S. Friano, dove, come la vede, si veggono tutte le fortificazioni che Sua Eccellenza ha fatte nella parte del colle di S. Giorgio, insino alla chiesa di Camaldoli.

P. In quest'altro riconosco il ritratto di Siena.

G. Mi è parso a proposito inserirci tutti i forti e fortificazioni fatti da Sua Eccellenza per espugnare quella città, e da quest'altra banda nella facciata sono tutte le fortificazioni fatte a Piombino; ed insieme con la terra e co' monti, che gli stanno attorno, ho ritratto la veduta della marina, come sta oggi appunto.

P. In quest'altro accanto veggo Livorno, e la muraglia fatta da Sua Eccellenza, ed insiememente il castello di Antignano; veggo ancora il porto e le galere, e finalmente non avete lasciato niente indietro.

G. Vostra Eccellenza ha riconosciuto benissimo il tutto, e qua nella terza facciata è Empoli con tutti i baluardi; ed accanto ho posto Lucignano di Valdichiana con il forte, ed altri acconcimi; nell'ultima facciata poi ho ritratto Montecarlo accresciuto e fortificato, ed allato è la fortificazione del castello di Scarperia, i quali tutti acconcimi nuovamente ha fatti fare l'eccellentissimo vostro padre.

P. Non si poteva desiderar meglio; ed in questi ovati, posti in mezzo a queste fortificazioni, mi pare riconoscere i ritratti di tutti noi altri figliuoli di Sua Eccellenza, e nel primo veggo la signora donna Leonora di Toledo nostra madre, e questo che è qui a dirimpetto penso l'aviate fatto per me.

G. Signor sì, ed in questo terzo sono don Giovanni vestito da prete in abito nero, e don Garzia; nell'ultimo ci ho fatto don Ferdinando e don Pietro, minori fratelli di Vostra Eccellenza.

P. Questa è la più bella di tutte le stanze che abbiamo vedute, e certamente che e' conveniva, massime che l'avete arricchita ed abbellita con tanti ornamenti ed imprese, che non si poteva desiderar più: ma veniamo alle storie giù abbasso nelle facciate, che a mio giudizio l'avete fatte per accompagnare l'altre stanze, e questa finestra vi aiuta, la quale occupa sì la facciata, che non ci occorre far cosa alcuna; dichiaratemi dunque queste tre, e principiate da questa, dove veggo Piombino ritratto al naturale.

G. Questa, Signore, è la rotta data a' Turchi a Piombino, dove, come la vede, sono infinite galee, ed il sito ritratto al naturale; ci sono ancora, sotto il signor Chiappino Vitelli, molti Tedeschi in aiuto di Sua Eccellenza.

P. Discerno benissimo ogni cosa, ed in questa seconda storia ci è la rotta di Valdichiana data a Piero Strozzi: ma quest'ultima non mi sovviene.

G. Questa è la presa di Portercole, con l'esercito ed il marchese di Marignano capo di quell'impresa.

P. Veggo alcune storiette di chiaro scuro, che mettono in mezzo queste storie e la finestra, arò caro brevemente sapere il tutto, acciò, occorrendo ragionarne, io non ne paia del tutto al buio; dichiaratemi in prima quelle che mettono in mezzo la presa di Portercole.

G. Nell'una è quando la signora duchessa vostra madre parte di Napoli; nell'altra è quando arriva al Poggio, ed in quest'altre, che mettono in mezzo la rotta di Valdichiana, in una è quando il duca piglia il tosone.

P. Non occorre dichiariate l'altra, sendo l'andata mia al re Filippo; similmente nella facciata di qua, dove è la rotta de' Turchi a Piombino, conosco la mia nascita ed il battesimo, avendole tante volte sentite ricordare: ma, in quest'altra, che fabbrica è questa?

G. È la restaurazione del castello di Firenze; e qua dove è la finestra è quando il duca va all'imperatore a Genova; e nell'ultima è il possesso che Sua Eccellenza piglia di Siena.

P. Resto benissimo informato di tutti li particolari di questa stanza; e fra le cose racconte e gli altri ornamenti, grottesche, ed imprese, delle quali non si è parlato, è molto piena, ed avete fatto una bellissima camera. Sendo oramai 1'ora tarda, mi tornerò alle mie stanze, ed anche voi potrete far qualcosa.

G. Vostra Eccellenza comandi; la supplicherò bene, oltre a tanti favori ricevuti, mi voglia far grazia tornare domani a rivedere le cose del salone.

P. Avete fatto bene a ricordarmelo, che ho gran voglia d'intendere bene quello scompartimento del palco, e similmente le storie; e, se oggi ho avuto piacere, spero non aver domani minore consolazione. Restate, ch'io verrò in ogni modo.

<< prec succ >>

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