IACOPO DI CASENTINO pittore
Già molti anni s'era udita la fama et il romore delle pitture di Giotto e de' discepoli suoi; per che molti, volenterosi di arricchire nella povertà per mezzo dell'arte della pittura, caminavano inanimiti dalle speranze dello studio e dalla inclinazione della natura, e si pensavano, quella esercitando, avanzare di eccellenza e Giotto e Taddeo e gli altri pittori. Et in fra' molti che ebbero questo pensiero, cercò porlo ad esecuzione Iacopo di Casentino, da molti scritto e creduto essere stato de la famiglia di messer Cristofano Landino da Pratovecchio. Costui, mentre che Taddeo Gaddi lavorava al Sasso della Vernia la capella delle Stìmite, da un frate di Casentino, allora guardiano in detto luogo, fu acconcio con essolui ad imparare il disegno et il colorito di quell'arte. Per il che in Fiorenza condottosi in compagnia di Giovanni da Milano per li servigi di Taddeo lor maestro, molte cose lavorando, fece il tabernacolo della Madonna di Mercato Vecchio, similmente quello sul canto della piazza di San Niccolò della via del Cocomero, et a' Tintori quello che è a Santo Nofri sul canto delle mura dell'orto loro, dirimpetto a San Giuseppo. Fece in San Michele in Orto alcune pitture, et in Casentino, in Pratovecchio e in tutte le chiese, molte cappelle e figure, che seminate in diversi luoghi per Casentino si veggono ancora. Lavorò in Arezzo nel Duomo Vecchio e per il capitolo della Pieve; nella chiesa di San Bartolomeo fece la facciata dello altar maggiore, e nella Pieve stessa sotto l'organo la storia di S. Matteo, et in Santo Agostino due altre cappelle ancora et in San Domenico. E così faccendo per tutta la città opere di sua mano, mostrò a Spinello Aretino i principii di tal arte, insegnata interamente da lui a Bernardo Daddi fiorentino, il quale nella città sua molte cose lavorando, quella onorò e da' cittadini suoi, che di bonissimo governo lo stimorono, fu ne' magistrati adoperato assai. Furono le pitture di Bernardo molte et in molta stima, e prima in Santa Croce la cappella di San Lorenzo e di Santo Stefano de' Pulci e Berardi, e molte altre pitture in diversi luoghi di detta chiesa. Sopra le porte della città di Fiorenza, da la parte di dentro, quelle dipinse, e d'anni carico morendo, in Santa Felicita gli fu dato onorato sepolcro l'anno MCCCLXXX. Et Iacopo di Casentino in vecchiezza venuto, nella badia di Santo Angelo fuor del castello di Pratovecchio in Casentino fu sepolto d'anni LXIIIII, dolendo a molti la morte sua e massimamente a' parenti, i quali da le fatiche di lui di continuo traevano utile, onore e fama. E nel MCCCLVIII gli fu dato sepoltura, né gli mancò dopo la morte questo epitaffio: PINGERE ME DOCUIT GADDUS COMPONERE PLURA APTE PINGENDO CORPORA DOCTUS ERAM. PROMPTA MANUS FUIT ET PICTUM EST IN PARIETE TANTUM A ME. SERVAT OPUS NULLA TABELLA MEUM.