In questa sezione si offre, sotto forma di lemmario, uno strumento utile a indagare corrispondenze e
differenze fra il lessico artistico depositato nelle Vite vasariane (nelle edizioni del 1550 e del 1568)
e quello adottato dai trattati cinquecenteschi contenuti nella presente banca dati (con la sola esclusione
del testo di Carlo Borromeo, in latino).
Fasi del lavoro. Il punto di partenza di questo confronto è dato dal
Lemmario artistico
(di oltre 1500 vocaboli) realizzato dalla Fondazione Memofonte e
contenuto all’interno del portale Vasari
scrittore, banca dati creata in occasione del cinquecentenario della nascita dell’artista-biografo
di Arezzo. In una prima fase, attraverso una procedura interamente informatizzata, è stata
verificata la presenza di ciascun lemma all’interno dei nostri trattati.
I risultati ottenuti sono stati poi sottoposti a una revisione manuale,
indirizzata soprattutto a riagganciare correttamente le varianti fonomorfologiche
non riconosciute automaticamente ai relativi lemmi di riferimento, nonché a limitare,
per quanto possibile, gli errori dovuti all’omografia dei termini (es. ratta sost.
‘estremità rastremata di una colonna’, nel Vasari, ma ratta agg. ‘rapida, spedita’ nel Comanini).
Il lemmario. Le voci raccolte nel presente lemmario, circa 1120, rappresentano dunque l’insieme dei
termini del Lemmario artistico vasariano che hanno avuto riscontro positivo nei nostri trattati:
si tratta di termini di natura molto diversa, relativi tanto alla dimensione tecnica
e pratica della realizzazione figurativa (ess. abbozzare, acquerello, biacca, gomma, lumeggiare,
scalpello, tempera ecc.), tanto – e soprattutto – a quella teorica dell’ecfrasi e della critica d’arte
(ess. composizione, concordanza e discordanza, invenzione, maniera ecc.).
La tipologia lessicale di tali vocaboli, nella sua multiformità, riflette la ricchezza della stessa
lista di termini da cui si origina; lista che, a sua volta, cerca di inseguire e di fissare la straordinaria
varietà cromatica propria del vocabolario dell’Aretino, quell’«ardente crogiuolo», per dirla con Giovanni Nencioni
(Sullo stile, p. 114), in cui fondono assieme il linguaggio dei poeti e il gergo dei pittori,
l’interesse documentario dello storiografo e il giudizio arguto del critico.
Per i criteri di selezione e di allestimento del Lemmario artistico vasariano,
si rimanda agli avvertimenti premessi dal gruppo di lavoro della Memofonte alla stessa pagina web.
La consultazione. I lemmi sono presentati in ordine alfabetico e in forma normalizzata
(i verbi sono ricondotti all’infinito, i sostantivi al singolare, gli aggettivi e i participi passati
al maschile singolare). Per facilitare il reperimento dei termini e la consultazione,
si è scelto di porre in entrata il lemma nella sua forma moderna
(ess. cameo > cammeo; musaico > mosaico; scarpello > scalpello ecc.), anche laddove
questa non risulti attestata nei testi in esame. Cliccando sul lemma,
l’utente accede a un riquadro che riporta l’elenco, in ordine alfabetico, delle varianti
formali collegate alla parola selezionata; nello stesso riquadro sono indicati anche eventuali
derivati – come diminutivi o vezzeggiativi – di interesse minore (ess. fregietto, pennelletto ecc.).
A questo punto, l’utente può scegliere di visualizzare tutti i contesti disponibili
per quel lemma (mediante l’opzione “vedi tutti”), oppure di filtrarli per forma.
I contesti vengono offerti in ordine cronologico, includendo anche le occorrenze vasariane
di entrambe le edizioni: ciò consente di osservare sinotticamente tutte le possibilità
d’impiego della parola cercata, la sua effettiva frequenza nei testi e le relazioni
con l’opera dell’Aretino, anche in diacronia.
Scopo del lavoro, primi risultati. Il fine di questo confronto guidato è quello di contribuire
a chiarire le fasi di sviluppo e di codificazione del nostro vocabolario tecnico-artistico
nel periodo di maggiore vitalità e produttività della scrittura d’arte italiana,
cioè la seconda metà del Cinquecento, e in particolare di precisare il ruolo svolto,
in questo processo, dalle Vite vasariane. A una prima osservazione, i numeri ottenuti
– da prendere, è chiaro, con le cautele necessarie – restituiscono un quadro molto positivo:
circa il 70% delle voci impiegate dall’Aretino risulta attestata nei trattati d’arte in esame.
Benché puramente indicativi, tali dati confermano l’alto livello di maturazione raggiunto
dal codice linguistico del settore, che si avvale ormai di un impianto lessicale
sempre più solido e unitario, pronto per l’esportazione oltre i confini nazionali.
Barbara Fanini