ANDREA DAL MONTE SANSOVINO scultore et architetto
I buoni ingegni et i doni che ‘l Cielo comparte alle persone che teniamo rare, sono sempre con stravagante e raro modo da noi scoperti, e da loro con biz[z]arri e straordinarii andari continuamente poi messi in opera; ma sì cariche di sapere si dimostrano le cose loro, sì per il fatto e sì per lo studio, ch'elle fanno ammirare ogni intelletto saputo, attesoché in ogni loro azzione traboccano di quel soverchio sapere, il quale, senza benigno influsso de' cieli, per se medesimo non si acquista; con ciò sia cosa che il loro affaticarsi accresce grazia e bontà nella virtù d'essi, che aguzzando e dirugginando, puliscono l'ingegno sì fattamente che e' ne sono tenuti perfetti e maravigliosi fra tutti gli altri. Come veggiamo al presente in Andrea di Domenico Contucci dal Monte Sansavino, il quale, nato di poverissimo padre, lavoratore di terre, idiota in ogni sua azzione, fu levato da guardare gli armenti; e se bene egli fu di nascita umilissimo, fu però di concetti tanto alti, d'ingegno sì raro e d'animo sì pronto, che nei ragionamenti de le difficultà della architettura e della prospettiva nel suo tempo non fu mai il più nuovo e ‘l più sottile cervello, né chi rendessi i dubbii maggiori più chiari et aperti che faceva egli: laonde furono tali i meriti suoi, che da ogni raro maestro fu tenuto singularissimo nelle dette professioni. Dicono che Andrea nacque l'anno MCCCCLXI, e che nella sua fanciullezza, mentre che guardava gli armenti, gli disegnava sopra il sabbione, e talora di terra formandoli, gli ritraeva eccellentemente. Avenne che un cittadin fiorentino, il quale credo che fosse Simone Vespucci, andò podestà del Monte mentre che Andrea faceva queste cose; e veduto questo fanciullo e saputa la sua inclinazione, operò con Domenico Contucci, padre di quello, che a Fiorenza in casa sua lo lasciasse, perché deliberava vedere dove la natura e lo studio conducessino questo ingegno. Per che Andrea, che vivissimo era e di ciò contentissimo, più che volentieri prese quello essercizio. Onde Simone lo pose alla arte con Antonio del Pollaiuolo, e tanto perseverò in quella che in pochi anni divenne bonissimo maestro; come in casa Simone al Ponte Vecchio si vede ancora per un cartone di Cristo a la colonna fatto da esso, e due teste mirabili di terracotta ritratte da medaglie antiche: l'uno è Nerone e l'altro Galba imperatori, i quali teneva per ornamento sopra un camino. Avvenne che egli fece in Fiorenza una tavola di terracotta per la chiesa di Santa Agata dal Monte Sansavino, dove è San Lorenzo et altri Santi, e storie picciole del detto, benissimo lavorate; et indi a poco tempo fece la tavola di terracotta, dentrovi l'Assunzione di Nostra Donna, Santa Agata, Santa Lucia e San Romoaldo, che fu invetriata in Fiorenza per quegli della Robbia. Seguitò l'arte della scultura con ogni studio e con ogni fatica; e nella sua giovanezza fece per Simon Pollaiuolo, altrimenti il Cronaca, due capitelli di pilastri per la sagristia di Santo Spirito, dove egli acquistò grandissima fama; e fu tal lavoro tanto tenuto in pregio, che e' gli fu allogata la capella del Sacramento di Santo Spirito per li Corbinelli, la quale egli lavorò con tanta diligenzia, imitando ne' bassi rilievi Donato e gli altri artefici eccellenti, che non volle risparmiare difficultà nessuna né fatica per farsen onor[e], come fece; per che, chi considererà il finimento e la pulitezza con la pazienzia di Andrea, scorgerà lo amore che i belli ingegni portano alle bontà et ai meriti di ogni sorte di virtù. Ebbe tanta forza questa opera per le lode che ne trasse, che il magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici lo mandò con favore straordinario al re di Portogallo, dove e' fece molte opere di scultura e parimente d'architettura, e l'une e l'altre sì egregie e tanto lodate, che da quel re ne ebbe premii assai onorati e da' popoli lode infinite. Ritornò poi a Fiorenza nel MD, e cominciò di marmo un S. Giovanni che battezzava Cristo per mettersi sopra la porta del tempio di San Giovanni, verso la Misericordia; ma non fu finito da lui, perciò che egli fu condotto a Genova, dove fece due figure di marmo, un Cristo et una Nostra Donna, overo San Giovanni, le quali veramente sono lodatissime. Fu poi condotto a Roma da papa Giulio II, e gli fu fatto allogazione di due sepolture di marmo poste in Santa Maria del Popolo, delle quali una fu fatta per il cardinale Ascanio Sforza e l'altra per il cardinale di Ricanati, strettissimo parente del Papa; le quali opere sì perfettamente finì Andrea, che più desiderare non si potrebbe se nate nonché lavorate fossero, così sono elleno di nettezza, di bellezza e di grazia ben finite e ben condotte. In quelle si scorge la osservanzia e le misure dell'arte, e quivi si conosce quanto fosse il valore di Andrea nelle figure da lui con sommo amor lavorate. Fra le quali si vede una Temperanzia che ha in mano uno oriuolo da polvere, tenuta cosa molto divina, la quale per la sua bontà veramente apparisce antica più che moderna: et avvegnaché altre siano parimenti simili a questa, ella nientedimanco per la attitudine è molto più vaga, oltra che e' non si può desiderare o imaginar meglio d'un velo postole intorno, lavorato da lui con tanta bellezza e con tanta leggiadria che il vederlo solo è miracolo. Fece di marmo in Santo Agostino di Roma, in un pilastro a mez[z]o la chiesa, una Santa Anna che tiene in collo la Nostra Donna con Cristo, di misura poco minore al vivo; e con molta bontà e finezza è lavorata questa opra, la quale fra le moderne figure si può tenere divina, perché si vede una vecchia viva con allegrezza formata, et una Nostra Donna finita con somma grazia e bellezza; similmente al fanciullo Cristo nessuno mai di marmo fu condotto simile a quello di perfezzione e di leggiadria. E meritò tale opera che molti anni si appiccassero sonetti e versi latini in lode sua, come i frati di quel luogo possono mostrare un libro di ciò, il quale io ho veduto. E nel vero ebbe ragione il mondo di farlo, perciò che non può questa opera tanto lodarsi che basti, per vedersi in essa panni dalla delicata mano di Andrea condotti di sorte che meglio di lui non è chi abbia in tal genere lavorato, con tante belle discrezioni e girar di pieghe e dolcezza di ammaccature. Crebbe tanto la fama sua, che Leon X si risolse fare a Santa Maria di Loreto l'ornamento della camera di Nostra Donna di marmi lavorati; per il che dopo a Bramante, che aveva cominciato l'architettura di ornamento bellissimo, Andrea seguitando, fu dal Papa constituito capo per tale opera finché egli visse; la quale lasciò prima che morisse in buon termine. Fecevi due storie che sono finite, in una la Annunziata, nella quale straforò talmente alcuni fanciulli et angeli, che maravigliosa cosa è a vedere le belle fatiche da Andrea lavorate nella difficultà della scultura; nell'altra storia fece la Natività della Madonna, nella quale sono figure bellissime et ornatissime. Fecevi infinite altre fatiche, et ancora diede infiniti disegni per tutta quella fabbrica. Aveva di vacanzia l'anno IIII mesi per suo riposo, i quali consumava in agricultura al Monte sua patria, e per le cure famigliari e per interesse di sé e degli amici suoi. Dove in quel castello fece fabbricare per sé una comoda casa, vi comperò molti beni stabili, e tanto lo onorarono i suoi terrazzani che e' fu continuamente tenuto il primo della sua patria mentre che e' visse. A' frati di Santo Agostino di quel luogo fece fare un chiostro, che, per picciolo ch'e' sia, è molto bene inteso, avvenga ch'egli non è quadro per le mura, ch'erano fabbricate nel vecchio; onde lo ingegno d'Andrea lo ridusse nel mez[z]o quadro, et ingrossando i pilastri ne' cantoni fece tornarlo, sendo sproporzionato, in buona e giusta proporzione. Disegnò a una Compagnia ch'è in tal chiostro, intitolata di Santo Antonio, una bellissima porta di componimento dorico, e similmente il tramezzo della chiesa di Santo Agostino et il pergamo di quella. E fece fare, nello scendere per andare a la fonte, fuor d'una porta verso la Pieve vecchia a mezza costa, una cappelletta per li frati, ancora che non n'avessero voglia. E fece infiniti altri disegni di palazzi, di case e di fortezze, come in Arezzo a messer Pietro, astrologo peritissimo, fece il disegno della sua casa. Avvenne che condottosi egli già al termine d'anni LXVIII, come persona che mai non stava indarno, si mise a tramutare in villa certi pali da luogo a luogo; per il che di quella fatica riscaldato, in breve tempo di male di febbre si morì, nel MDXXIX. Et ancora che per lui si facessero molti epitaffii in diverse lingue, basteranno questi due soli: SANSOVII AETERNUM NOMEN TRIA NOMINA PANDUNT, ANNA, PARENS CHRISTI, CHRISTUS ET ORE SACRO. SI POSSENT SCULPI MENTES UT CORPORA CAELO HUMANUM POSSEM VEL REPARARE GENUS. HUMANAS ENIM SCULPO QUASCUMQUE FIGURAS ESSE HOMINES DICAS, PARS DATA SI ILLA FORET. Dolse la morte sua per l'onore alla patria e per lo utile a' tre suoi figliuoli maschi et alle femmine ancora; e non è molto tempo che Muzio Camillo, uno de' tre predetti figliuoli, il quale nelli studii delle buone lettere riusciva ingegno bellissimo, gli andò dietro con molto danno della sua casa e con doglia grandissima degli amici. Fu Andrea, oltra la professione della arte, persona invero assai segnalata, perciò ch'egli ne' discorsi era prudente, e d'ogni cosa ragionava benissimo. Era molto provido e costumato in ogni sua azzione, amicissimo de' filosofi e filosofo naturalissimo. Attendeva alle cose della cosmografia, e lasciò a' suoi alla morte alcuni disegni e scritti di lontananze e di misure. Era di statura alquanto piccolo, ma benissimo complessionato e formato; i capegli suoi erano distesi e molli; aveva gli occhi bianchi, il naso aquilino, la carne bianca e rubiconda, et aveva la lingua alquanto impedita, o non bene sciolta. Furono discepoli suoi Lionardo del Tasso fiorentino, il quale in Santo Ambruogio sopra la sepoltura loro fece un San Sebastiano di legno, e similmente lavorò di marmo la tavola alle monache di Santa Chiara; et Iacopo Sansovino fiorentino, così nominato dal suo maestro, il quale in Fiorenza fece a Giovan Bartolini un Bacco di marmo, ch'è tenuto miracolosissimo e la più bella opera di grazia e di maniera che per tale effetto ne' moderni sia stata lavorata. Fece nell'opra di Santa Maria del Fiore il San Iacopo apostolo, figura mirabile; et a Roma, et ultimamente a Vinegia, ha paragonato e di bella maniera passato Andrea suo maestro. Per il che le mirabili virtù sue hanno meritato che la Signoria di Vinegia lo onori, e con provisione lo trattenga, acciò con la bellezza del suo ingegno possa fare onorate e pregiate opere, come fece Andrea suo maestro. Il quale all'arte dell'architettura aggiunse molti termini di misure et ordini di tirar pesi, et un modo di diligenzia che non s'era per inanzi a lui usato in quel modo; e nell'altra condusse a una perfezzione il marmo nel lavorarlo, che nessuno meglio le difficultà di quello, con la facilità come Andrea, ha lavorato: onde fra gli artefici ha ottenuto lode di mirabilissimo ingegno e benefattore di tali esercizii.