LIPPO pittor fiorentino
Sempre fu tenuta la invenzione madre verissima della architettura, della pittura e della poesia et in tutte le cose degli artefici dotti giudicata sempre maravigliosa e di grande ingegno, perciò che ella gradisce gli artefici molto e di lor mostra i ghiribiz[z]i e ‘ capricci de' fantastichi cervelli di quelli che trovano le varietà delle cose; le novità delle quali esaltano sempre in maravigliosa lode tutti quegli che tal cosa esercitando con garbo e con straordinaria bellezza, dànno forma, sotto coperta e velata ombra, alle cose che fanno. Costoro lodano altrui con destrezza e biasimano coloro ch'essi vogliono, senza essere apertamente intesi. Di questo molto si dilettò Lippo pittor fiorentino, et ancora che in ciò felicissimo fosse, nondimeno infelici furono e l'opere che egli fece e la vita che gli durò poco. Furono le pitture che e' fece fuor di Fiorenza a San Giovanni fra l'Arcora fuori della Porta a Faenza - chiesa rovinata per lo assedio di detta città -, dove e' dipinse una Passione di Cristo con molte figure, e fra esse una che si soffiava il naso, giudicata cosa bellissima da chi la vide. Fece per Nicolò da Uzzano, cittadino allor grande in Fiorenza, la cappella a fresco di Santa Lucia sopra Arno, e lavorò a fresco in certi spedaletti della Porta a Faenza, et in Santo Antonio dentro a detta porta, vicino allo Spedale, certi poveri; e dentro nel chiostro fece con bella e nuova invenzione una visione, nella quale figurò quando Santo Antonio vede i lacci del mondo, appresso i quali erano le volontà e gli appetiti degli uomini per diverse cose del mondo involti e da esse tirati. Lavorò di musaico in molti luoghi per Italia. Nella Parte Guelfa in Fiorenza fece una figura con la testa invetriata et in San Giovanni racconciò alcune storie di musaico, et in Pisa sono ancora molte altre cose sue. Puossi dire di lui che sia stato infelicissimo, da che le fatiche sue oggi sono per terra e la maggior parte per le rovine dell'assedio di Fiorenza andate in perdizione. Era Lippo persona che volentieri litigava e cercava sempre più la discordia che la pace. Al tribunale della Mercatantia disse una mattina di bruttissime parole a uno adversario suo nella lite, onde gli avvenne che l'offeso si sdegnò, e di malo animo contra lui acceso, una sera lo appostò che a casa se ne tornava, e con un coltello che aveva gli diè un colpo nel petto: del quale dopo non molti giorni miseramente si morì. E lo epitaffio fu così fatto: LIPPI FLORENTINI EGREGII PICTORIS MONUMENTUM. HUIC ELEGANTIA ARTIS IMMORTALITATEM PEPERIT FORTUNAE INIQUITAS INDIGNISSIME VITAM ADEMIT. Furono le sue pitture circa il MCCCCX.