VITA DI FRANCESCO DI GIORGIO scultore et architetto e di LORENZO VECCHIETTO scultore e pittore. Sanesi
Francesco di Giorgio sanese, il quale fu scultore et architetto eccellente, fece i due Angeli di bronzo che sono in sull'altar maggiore del Duomo di quella città, i quali furono veramente un bellissimo getto, e furon poi rinetti da lui medesimo con quanta diligenza sia possibile imaginarsi. E ciò potette egli fare commodamente, essendo persona non meno dotata di buone facultà che di raro ingegno, onde non per avarizia ma per suo piacere lavorava quando bene gli veniva e per lasciar dopo sé qualche onorata memoria. Diede anco opera alla pittura e fece alcune cose, ma non simili alle sculture. Nell'architettura ebbe grandissimo giudizio e mostrò di molto bene intender quella professione, e ne può far ampia fede il palazzo che egli fece in Urbino al duca Federigo Feltro, i cui spartimenti sono fatti con belle e commode considerazioni, e la stravaganza delle scale sono bene intese e piacevoli più che altre che fussino state fatte insino al suo tempo. Le sale sono grande e magnifiche, e gl'appartamenti delle camere utili et onorati fuor di modo: e per dirlo in poche parole, è così bello e ben fatto tutto quel palazzo quanto altro che insin a ora sia stato fatto già mai. Fu Francesco grandissimo ingegneri, e massimamente di machine da guerra, come mostrò in un fregio che dipinse di sua mano nel detto palazzo d'Urbino, il qual è tutto pieno di simili cose rare apartenenti alla guerra. Disegnò anco alcuni libri tutti pieni di così fatti instrumenti, il miglior de' quali ha il signor duca Cosimo de' Medici fra le sue cose più care. Fu il medesimo tanto curioso in cercar d'intender le machine et instrumenti bellici degl'antichi, e tanto andò investigando il modo degl'antichi anfiteatri e d'altre cose somiglianti, ch'elleno furono cagione che mise manco studio nella scultura: ma non però gli furono né sono state di manco onore che le sculture gli potessino esser state. Per le quali tutte cose fu di maniera grato al detto duca Federigo, del qual fece il ritratto et in medaglia e di pittura, che quando se ne tornò a Siena sua patria si trovò non meno essere stato onorato che beneficato. Fece per papa Pio Secondo tutti i disegni e modelli del palazzo e vescovado di Pienza, patria del detto Papa - e da lui fatta città e del suo nome chiamata Pienza, che prima era detta Corfignano -, che furon per quel luogo magnifici et onorati quanto potessino essere, e così la forma e fortificazione di detta città, et insieme il palazzo e loggia pel medesimo Pontefice. Onde poi sempre visse onoratamente, e fu nella sua città del supremo magistrato de' Signori onorato. Ma pervenuto finalmente all'età d'anni 47, si morì. Furono le sue opere intorno al 1480. Lasciò costui suo compagno e carissimo amico Iacopo Cozzerello, il quale attese alla scultura et all'architettura, e fece alcune figure di legno in Siena, e d'architettura S. Maria Maddalena fuor della Porta a' Tufi, la quale rimase imperfetta per la sua morte. E noi gl'avemo pur questo obligo, che da lui si ebbe il ritratto di Francesco sopradetto, il quale fece di sua mano. Il quale Francesco merita che gli sia avuto grande obligo per avere facilitato le cose d'architettura, e recatole più giovamento che alcun altro avesse fatto da Filippo di ser Brunellesco insino al tempo suo. Fu sanese e scultore similmente molto lodato Lorenzo di Piero Vecchietti, il qual essendo prima stato orefice molto stimato, si diede finalmente alla scultura et a gettar di bronzo; nelle quali arti mise tanto studio che, divenuto eccellente, gli fu dato a fare di bronzo il tabernacolo dell'altar maggiore del Duomo di Siena sua patria, con quegli ornamenti di marmo che ancor vi si veggiono. Il qual getto, che fu mirabile, gl'acquistò nome e riputazione grandissima per la proporzione e grazia che egli ha in tutte le parti; e chi bene considera questa opera, vede in essa buon disegno e che l'artefice suo fu giudizioso e pratico valentuomo. Fece il medesimo in un bel getto di metallo, per la cappella de' Pittori sanesi nello Spedale grande della Scala, un Cristo nudo che tiene la croce in mano, d'altezza quanto il vivo; la qual opera, come venne benissimo nel getto, così fu rinetta con amore e diligenza. Nella medesima casa, nel peregrinario, è una storia dipinta da Lorenzo di colori, e sopra la porta di San Giovanni un arco con figure lavorate a fresco. Similmente, perché il battesimo non era finito, vi lavorò alcune figurine di bronzo, e vi finì pur di bronzo una storia cominciata già da Donatello; nel qual luogo aveva ancora lavorato due storie di bronzo Iacopo della fonte, la maniera del quale imitò sempre Lorenzo quanto potette maggiormente. Il qual Lorenzo condusse il detto battesimo all'ultima perfezzione, ponendovi ancora alcune figure di bronzo, gettate già da Donato ma da sé finite del tutto, che sono tenute cosa bellissima. Alla loggia degl'Ufficiali in Banchi fece Lorenzo di marmo, all'altezza del naturale, un San Piero et un San Paulo lavorati con somma grazia e condotti con buona pratica. Accommodò costui talmente le cose che fece, che ne merita molte lode così morto come fece vivo. Fu persona maninconica e soletaria e che sempre stette in considerazione; il che forse gli fu cagione di non più oltre vivere, con ciò sia che di cinquanta otto anni passò all'altra vita. Furono le sue opere circa l'anno 1482. Fine della Vita di Francesco di Giorgio di Lorenzo Vecchietti.