Biografie di Gentile da Fabriano e Pisanello * Vittore *

GENTILE DA FABRIANO E VITTORE PISANELLO pittori

Grandissimo vantaggio ha chi campa in uno avviamento dopo la morte di chi ha procacciato qualche degna opera donde egli abbia ad acquistar nome, perché senza molta fatica, seguitando l'ombra del suo maestro, sotto quella protezzione si perviene a que' fini che, se per sé solo vi si dovesse arrivare, bisognerebbe più lungo tempo e fatiche maggiori assai. Il che, ancora che in molti si sia veduto, si potette vedere e toccare, come si dice, con mano nel Pisanello pittore; il quale dimorato molti anni in Fiorenza con Andrea dal Castagno, e finito le opere sue dopo la morte di quello, acquistò tanto credito col nome di Andrea, che venendo in Fiorenza papa Martino V, ne lo menò seco a Roma, et in Santo Ianni Laterano in fresco gli fece fare alcune istorie vaghissime e belle al possibile, perché egli abondantissimamente mise in quelle una sorte di azzurro oltramarino donatoli dal detto Papa, sì bello e sì colorito che non ha avuto ancor paragone. Et a concorrenza di questo lavorò maestro Gentile da Fabbriano alcune istorie di sotto a lui, et infra l'altre fece di terretta tra le finestre in chiaro e scuro alcuni Profeti che sono tenuti la miglior cosa di tutta quella opera. Il Pisanello, per proprio nome detto Vittore, dipinse ancora in altri luoghi per Roma; e parimente nel Camposanto di Pisa, nella quale, come in amatissima patria sua dimorando poi lungamente, terminò finalmente assai ben maturo la vita sua. Costui oltre a questo fu eccellentissimo ne' bassi rilievi, e fece le medaglie di tutti i prìncipi di Italia e quelle del re Alfonso I massimamente. Ma Gentile, seguitando il dipignere con molta diligenzia, fece infiniti lavori nella Marca, e particularmente in Agobbio dove ancora se ne veggono alcuni, e similmente per tutto lo stato d'Urbino. Lavorò in San Giovanni di Siena, et in Fiorenza nella sagrestia di Santa Trinita fece una tavola con la istoria de' Magi, et in Perugia molti lavori, e specialmente in San Domenico, dove e' fece una tavola molto bella. Dipinse ancora in Città di Castello, sino a che ultimamente tornò a Roma; dove lavorando per sostentarsi, si condusse a tale, essendo fatto parletico, che e' non operava più cosa buona; laonde stette più di sei anni che nulla fece. E consumato dalla vecchiezza, trovandosi già LXXX anni, finalmente pur si morì. E gli fu fatta questa memoria: HIC PULCHRE NOVIT VARIOS MISCERE COLORES PINXIT ET IN VARIIS URBIBUS ITALIAE.

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