Cap. XIII
Come di stucco si conducono i lavori bianchi e del modo del fare la forma di sotto murata, e come si lavorano.
Solevano gli antichi, nel volere fare volte o incrostature o porte o finestre o altri ornamenti di stuc[c]hi bianchi, fare l'ossa di sotto di muraglia che sia o mattoni cotti overo tufi, cioè sassi che siano dolci e si possino tagliare con facilità; e di questi murando facevano l'ossa di sotto, dandoli o forma di cornice o di figure o di quello che fare volevano, tagl[i]ando de' mattoni o de le pietre, le quali hanno a essere murate con la calce. Poi, con lo stucco che nel capitolo IIII dicemmo impastato di marmo pesto e di calce di trevertino, debbano fare sopra le ossa predette la prima bozza di stucco ruvido, cioè grosso e granelloso, acciò vi si possi mettere sopra il più sottile quando quel disotto ha fatto la presa; e che sia fermo, ma non secco afatto perché, lavorando la massa della materia in su quel ch'è umido, fa maggior presa, bagnando di continuo dove lo stucco si mette acciò si renda più facil a lavorarlo. E volendo fare cornici o fogliami intagliati, bisogna avere forme di legno intagl[i]ate nel cavo di quegli stessi intagli che tu vuoi fare. E' si piglia lo stucco che sia non sodo sodo né tenero, ma di una maniera tegnente, e si mette su l'opra a la quantità della cosa che si vuol formare, e vi si mette sopra la predetta forma intagliata, impolverata di polvere di marmo; e picchiandovi su con un martello che il colpo sia uguale, resta lo stucco improntato, il quale si va rinettando e pulendo poi, acciò venga il lavoro diritto et uguale. Ma volendo che l'opera abbia maggior rilievo a lo infuori, si conficcano dove ella ha da essere ferramenti o chiodi o altre armadure simili che tenghino sospeso in aria lo stucco, che fa con esse presa grandissima, come negli edifizii antichi si vede, ne' quali si truovano ancora gli stucchi et i ferri conservati sino al dì d'oggi. Quando vuole adunche lo artefice condurre in muro piano una istoria di basso rilievo, conficca prima in quel muro i chiovi spessi, dove meno e dove più infuori secondo che hanno a stare le figure, e tra quegli serra pez[z]ami piccoli di mattoni o di tufi, a cagione che le punte o capi di quegli tenghino il primo stucco grosso e bozzato; et appresso lo va finendo con pulitezza e con pazienzia che e' si rassodi. E mentre che egli indurisce, lo artefice lo va diligentemente lavorando e ripulendolo di continovo co' pennelli bagnati, di maniera che e' lo conduce a perfezzione come se e' fusse di cera o di terra. Con questa maniera medesima di chiovi e di ferramenti fatti aposta e maggiori e minori secondo il bisogno, si adornano di stucchi le volte, gli spartimenti e le fabbriche vecchie, come si vede costumarsi oggi per tutta Italia e da molti maestri che si son dati a questo esercizio. Né si debbe dubitare di lavoro così fatto come di cosa poco durabile, perché e' si conserva infinitamente et indurisce tanto nello star fatto, che e' diventa col tempo come marmo.